07 novembre 2011

LE DONNE DI PANJAUR



Questo romanzo genera qualche perplessità. Ad una seconda lettura appare più consistente, ma i dubbi permangono. Scritto in modo dignitoso, la narrazione scorre piacevolmente. Le sanguinose vicende che coinvolgono la comunità sikh sono esposte con equilibrio. Il senso di non appartenenza culturale e geografica viene espresso nella quotidianità, scevro da riflessioni.

Malgrado ciò si avverte la sgradevole sensazione che Anita Rau Badami si rivolga ad un pubblico solo femminile. L'opera manca di respiro universale. Le donne del titolo sono tutte belle. Sposano uomini che conoscono appena, ma che si rivelano mariti ideali. Le donne sono figure tormentate. Gli uomini rimangono sullo sfondo (con l'eccezione di Pa-ji), e sono considerati non persone bensì opportunità da cogliere, mezzi per affrancarsi dalla miseria, dall'arretratezza o dalle vessazioni psicologiche familiari. Riduttivo e offensivo.

Le situazioni vissute dalle protagoniste mostrano un che di posticcio, e guarda caso si incastonano alla perfezione nei violenti accadimenti della storia recente indiana. Gioie e dolori vengono sapientemente distribuiti. Si oscilla con affettazione diligente dall'edulcorato al tragico. Lo svolgimento è costruito ad arte, ma la vita è ben altra cosa. I personaggi non sono autonomi, non sembrano crescere in modo spontaneo: le loro preconfezionate esistenze sono frutto della malcelata imposizione creativa della scrittrice che, non contenta, punisce le sue eroine con un epilogo addirittura crudele. L'introspezione psicologica rimane solo nelle intenzioni: lo strappo dalla propria identità culturale, anche se incluso nella gamma degli aspetti (forse troppi) indagati dal romanzo, non regge il confronto con la superba analisi che scaturisce, ad esempio, dalle opere di Jhumpa Lahiri.

TRAMA

Le protagoniste vengono presentate singolarmente nelle prime tre delle cinque parti in cui è suddiviso il romanzo. Sharan è una ragazzina ambiziosa che non esita a soffiare il fidanzato alla sorella pur di lasciarsi alle spalle il povero villaggio di Panjaur, nel nord dell'India, ed emigrare con lui a Vancouver. Sharan è intelligente e tenace, impara in fretta, si adatta al nuovo ambiente e diventa Bibi-ji, la moglie dello stimato, ricco Pa-ji. Un solo cruccio adombra la sua vita dorata: non ha bambini. Leela, figlia di madre tedesca, con i suoi occhi grigi incanta Balu, il rampollo di una delle famiglie più rispettabili di Bangalore. I due si sposano. Leela è appagata. Ma un giorno Balu le comunica la sua decisione di trasferirsi a Vancouver. Per Nimmo la vita a Delhi non è facile: l'attività del marito Satpal stenta a decollare, e far quadrare i conti risulta complicato. Non solo. La donna è angustiata da minacciosi e informi ricordi d'infanzia. Grazie a Leela, Bibi-ji scopre che Nimmo è la figlia di sua sorella, e si reca in India per ricucire i rapporti.

RECENSIONI

India Today:
'Certamente vi sono molti aspetti lodevoli ne Le donne di Panjaur, non ultima la naturale lucidità della narrazione. La storia è ricca di episodi commoventi. Quelli violenti sono raccontati con acuta sensibilità ma con scarsa passione. Il romanzo fallisce per la sua cautela nel prendere il terrorismo per le corna. Malgrado l'intenzione di attribuirne la responsabilità al più grave errore politico di Indira Gandhi, l'Emergenza del 1975, sia intessuta nelle vicende narrate, l'accusa manca di vigore perché troppo semplicistica e troppo banale. Per essere all'altezza della sua nuovissima vocazione, la narrativa indiana postpostcoloniale necessita di teorizzare meno e di trovare nuovi paradigmi per la memoria e per la storia. Purtroppo questo romanzo ci riporta ad una trama di vecchio tipo'.
Brinda Bose, 01.01.2007

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: l'attenzione riservata alla storia e alle problematiche della comunità sikh, in India e in Canada.
Punto debole: i personaggi (e le loro vite) sembrano preconfezionati.

SCHEDA DEL ROMANZO

Personaggi:

* Bibi-ji
* Leela - amica di Bibi-ji
* Nimmo - nipote di Bibi-ji
* Pa-ji - marito di Bibi-ji

Autore: Anita Rau Badami (1961, Odisha. Vive in Canada). Altre opere: Il passo dell'eroe e Il gioco del silenzio.
Anno: 2006
Titolo originale: Can you hear the nightbird call?

RASSEGNA STAMPA/VIDEO

* Canadian Living: esaustiva intervista concessa da Anita Rau Badami, 30.09.06

CURIOSITÀ

* Anita Rau Badami, di religione hindu, ha dichiarato di aver assistito di persona ad atti di violenza perpetrati ai danni di appartenenti alla comunità sikh. L'ultimo giorno del suo viaggio di nozze, si scatenò la rabbia degli hindu a seguito dell'omicidio di Indira Gandhi commesso dalla guardia del corpo sikh. Un uomo venne barbaramente ucciso e gettato in un fiume dinanzi all'atterrita scrittrice. Anita ha inoltre dichiarato che un suo conoscente perì nel disastro aereo citato nel romanzo. Ecco spiegata la dedica.
* Anita Rau Badami partecipò nel 2008 a Parolario, a Como (intervista raccolta da Avvenire).
* In Canada gli immigrati provenienti dall'Asia Meridionale sono i più numerosi, e fra loro la comunità punjabi è la più folta (un milione di unità).
* Riferimenti al cinema indiano: Meena Kumari, Dev Anand, Helen.
* Romanzi e film che trattano lo stesso tema: ne L'omonimo di Jhumpa Lahiri l'argomento dell'emigrazione e dello sradicamento è acutamente approfondito; Rohinton Mistry in Un perfetto equilibrio condanna in modo inappellabile le misure antidemocratiche adottate da Indira Gandhi. Quanto alle pellicole, Heaven on Earth è la cruda storia di una donna indiana che emigra in Canada per sposare uno sconosciuto.

18 settembre 2011

LO SPECCHIO SI FA VERDE A PRIMAVERA - A MIRROR GREENS IN SPRING

Estasi di gocce che muoiono in un rivo,
liquido balsamo prodotto dal dolore.
Lacrime spossate diventano sospiri:
così l'acqua si trasforma in aria.
Nubi primaverili svaniscono in pioggia
soccombendo al proprio pianto.
Vuoi spiegare le forme miracolose create dal vento?
Guarda come lo specchio si fa verde a primavera.
La metamorfosi della rosa, Ghalib, è una gioia per gli occhi.
Aprili al divenire di linee e colori.

E' da un ghazal di Ghalib che è preso in prestito il titolo del romanzo d'esordio di Selina Sen, un riferimento agli specchi di metallo lucidato che si ossidano con il passare delle stagioni.
Le sorelle bengalesi Chhobi e Sonali, a Delhi con la propria famiglia in seguito alla partizione, affrontano il cambiamento più grande, quello di diventare adulte.

L'AUTORE

Selina Sen è nata nel 1959 a Jabalpur, e si è laureata in Economia a Delhi dove attualmente vive. Scrive per diversi magazine ed è la corrispondente per il nord dell'India di Publisher's Representatives, un gruppo di pubblicazioni a tema economico. Lo specchio si fa verde a primavera è il suo primo romanzo.
Selina ha partecipato al Salone del Libro di Torino nel 2008.
L'intervista-incontro in Italia, per Booksweb, di Tahmima Anam, Sunny Singh, Selina Sen e Vasugi Ganeshananthan.Selina Sen parla del suo libro Lo specchio si fa verde a primavera.

RECENSIONI
 

The Hindu
Scritto con sensibilità nello sviluppo dei personaggi, questo libro vanta alcuni momenti memorabili in cui adolescenza e sensualità s'incontrano.
Suchitra Behal, 01.04.2007

Diana ***
In una famiglia tutta al femminile, nonna, madre e due sorelle - unica presenza maschile, il nonno, malinconico e defilato -, le protagoniste sono le due giovani donne della casa, Sonali e Chhobi. Una, bella e sciocchina, capace solo di abbinare al meglio il colore del sari a quello del proprio incarnato, naturalmente s'innamora di un mascalzone, Sonny Talwar. L'altra, meno avvenente ma giudiziosa, senza alcuna storia sentimentale all'orizzonte, con l'ambizione di frequentare un'università all'estero (e dove altrimenti?). Le premesse non sono troppo entusiasmanti, eppure presto si scopre che i personaggi di Selina Sen non sono così scontati come sembrano. L'affascinante Sonali, sedotta e abbandonata, reagisce combattiva: sposa un parente di Sonny, Karan, che però sparisce mentre per lavoro è imbarcato su una nave mercantile, proprio per conto della famiglia Talwar. Il romanzo diventa così quasi un giallo interessante e coinvolgente, persino avventuroso. 

Una marcia in più è data, inoltre, dall'ambientazione storico-politica e religiosa - siamo a Delhi nel 1984, anno in cui fu assassinata Indira Gandhi -, e dallo stile pulito dell'autrice.

Il bello:

- Le citazioni bollywoodiane:
Sholay e Amitabh Bachchan, Guru Dutt, Kishore Kumar, Raj Kapoor e altro ancora. 

A pagina 97 si legge: "Aveva ragione Nargis Dutt. Ci sono registi che sfruttano la povertà e la sporcizia dell'India. Certi temi vendono benissimo in Occidente. Ecco perchè questa cassetta non è disponibile da noi, ma si trova a Londra. Gli stranieri vogliono vedere solo la nostra arretratezza: le immagini negative del Paese li riempiono di soddisfazione".
- Chhobi lavora per una rivista, scrive dei pezzi sui monumenti della città. Ne risulta un piacevolissimo giro turistico di Delhi.
- La svolta investigativa.

Il brutto:

- Un inizio da diesel. La storia parte senza troppo appeal, ma diventa presto più interessante.

09 agosto 2011

CHIARA LUCE DEL GIORNO



Anita Desai è una delle più importanti scrittrici contemporanee. Le sue opere costituiscono oggetto di studio nei corsi di letteratura in lingua inglese nelle università di tutto il mondo. È sufficiente leggere alcune righe della ricca produzione di questa autrice per rimanere incantati: il suo stile è di uno splendore accecante, risultato di una magistrale accuratezza lessicale, accompagnata da finezza psicologica e ritmo ipnotico. I suoi romanzi, da un punto di vista narrativo, sono poco dinamici. Non sono i fatti ad essere al centro dell'attenzione (e dell'investigazione) di Anita Desai, bensì le riflessioni e le emozioni dei personaggi, le cui vite vengono scandagliate da una prospettiva squisitamente soggettiva, a volte persino inconscia. E la descrizione degli ambienti, in primo luogo quelli naturalistici, si piega alla visione che ne ha il personaggio stesso. Le opere di Anita Desai sono fatte di interiorità. Ed intrise di umanità.

Chiara luce del giorno, considerato dalla scrittrice il suo romanzo più autobiografico, narra una storia di decadenza e transizione con un incedere languido e fascinoso. Una sonnacchiosa indolenza sembra pervadere tutto il libro. Il clima opprimente, i postumi dolorosi di un passato ancora vivo, la solitudine; e di contro, la dolcezza dei ricordi, l'amore per l'arte e per un mondo raffinato in via di estinzione, il calore di antichi legami familiari, il sollievo del perdono. Sullo sfondo le brutali vicende storiche della partizione. I personaggi femminili sono sempre in primo piano, in particolare l'inossidabile ma sfaccettata Bim, figura piuttosto insolita nel panorama letterario indiano. La terza parte di Chiara luce del giorno, dedicata all'infanzia, annovera alcune fra le più belle pagine mai scritte: si resta sbalorditi dalla precisione traboccante di magica sensibilità con cui l'autrice descrive i pensieri e le emozioni dei piccoli protagonisti.
Chiara luce del giorno è uno di quei romanzi da assaporare con estenuante lentezza, da interiorizzare. Le sue righe incidono a tradimento degli squarci emotivi dinanzi ai quali si vacilla. La cesellatura descrittiva e psicologica nobilita il quotidiano, la vita, l'uomo.

TRAMA

Chiara luce del giorno è diviso in quattro parti, tutte ambientate in un'antica grande casa a Delhi. La prima descrive con minuzia un'intera giornata vissuta da Tara, in visita col marito Bakul alla sorella Bim e al fratello Baba. Tara si lascia irretire dalle trame familiari e si abbandona alla pigra atmosfera della casa senza opporre alcuna resistenza. La seconda parte, la più lunga, spicca un salto temporale nel passato, in anni cruciali per l'India (la partizione, l'assassinio di Gandhi, tumulti, violenze) e per la famiglia (la morte dei genitori e della zia Mira, il matrimonio e la partenza di Tara, la partenza del fratello Raja). La terza parte, la migliore, è dedicata all'infanzia: la nascita di Baba e la susseguente diagnosi della sua malattia, l'estraneità dei genitori, l'arrivo di Mira le cui fantasiose premure illuminano la vita dei piccoli. Nella quarta parte si torna al presente, con la fine del soggiorno a Delhi di Tara e con il riavvicinamento di Bim a Raja.

RECENSIONI

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: lo stile sempre impeccabile e l'acuta introspezione psicologica
Punto debole: la lentezza, che ovviamente non è un difetto, ma che non tutti i lettori apprezzeranno.

SCHEDA DEL ROMANZO

Personaggi:

* Bim
* Tara
* Baba
* Raja
* Mira-Masi - cugina della madre dei quattro fratelli, chiamata affettuosamente zia
* Bakul - marito di Tara
* Hyder Ali - ricco e colto vicino di casa, suocero di Raja

Autore: Anita Desai (1937, Mussoorie). Diverse sue opere sono state tradotte in italiano, fra cui Fuoco sulla montagna e Notte e nebbia a Bombay.
Anno: 1980
Titolo originale: Clear light of day

CURIOSITÀ

* Riferimenti all'Italia: citato l'impero romano.

GOSSIP & VELENI

* La madre di Anita Desai era tedesca. La scrittrice Kiran Desai (La mia nuova vita sugli alberi) è la figlia di Anita.

10 luglio 2011

UN UOMO MIGLIORE



Un uomo migliore è un singolare romanzo di formazione. Singolare perché il protagonista ha 58 anni, e dunque non è di primo pelo. Singolare perché nella trama si intrecciano atmosfere gotiche trapiantate in un clima tropicale. E singolare perché narra anche la storia di un'anticonvenzionale amicizia maschile, per giunta scritta da una donna. L'opera è dominata da figure maschili, mentre quelle femminili rimangono relegate sullo sfondo. Probabilmente la vicenda di Mukundan può essere interpretata in chiave metaforica: è l'India a subire un cambiamento profondo? E grazie a cosa? Ad un miscuglio ben dosato di scienza e tradizione, di rispetto per il passato e di curiosità per il futuro.
Inoltre Un uomo migliore colpisce per lo stile, curato ed emotivo, malgrado la sua liricità appaia talvolta stonata nel descrivere situazioni che invece avrebbero richiesto un tratto asciutto. E colpisce per l'arguta rappresentazione di un microcosmo popolato e animato da numerosi personaggi minori che coprono tutto lo spettro umano.

Però vi è qualcosa, nello sviluppo della trama e nella caratterizzazione psicologica dei personaggi principali, che non convince fino in fondo. Una drammatizzazione esagerata del percorso di formazione, punteggiato da eventi non sempre plausibili. [Spoiler] La debolezza di Mukundan non giustifica la decisione di tornare nel villaggio d'origine alla mercé dell'odiatissimo padre, e il ventilato omicidio della madre sovraccarica il suo bagaglio emotivo. Inesplicabile anche l'ostinata volontà di Bhasi di prendersi carico della formazione di Mukundan. Alcune tappe rituali fanno sorridere (il realismo magico non sempre funziona). Ma soprattutto pare immotivato il voltafaccia di Mukundan nei confronti dell'amico e della fidanzata. La catarsi finale risulta eccessiva e superflua.
Detto questo, Un uomo migliore rimane comunque un'opera consigliabile grazie alla sua originalità e alla sua qualità di scrittura.

TRAMA

Siamo in Kerala, nel villaggio immaginario di Kaikurussi. Mukundan è un funzionario pubblico in pensione che torna nella casa di famiglia, dove ritrova il vecchio affezionato servitore, Krishnan Nair, il bisbetico padre, Achutan Nair, e tutti i fantasmi del suo passato. Ma a Kaikurussi incontra anche un bizzarro personaggio non nativo del luogo: Bhasi il pittore. Nasce così un'inaspettata amicizia, e Mukundan, guidato da Bhasi, intraprende un percorso di formazione che cambierà totalmente il suo modo di agire.

RECENSIONI

Hindustan Times:
'Anita Nair è un'esperta nel descrivere i dettagli. Il sangue dei suoi personaggi scorre nelle vene del lettore. Il calore e la polvere del villaggio sono palpabili. La trama possiede il ritmo rassicurante della vita reale. I colori colano attraverso il radioso immaginario privo di esagerazioni dell'autrice'.
Aditi De

L'Espresso:
'La Nair sa incastrare con precisione geometrica le storie dei suoi personaggi in un'India ancora incerta fra vecchio e nuovo, fra i riti magici e le soap opera. (...) Hanno una forza tutta speciale le figure femminili, donne infelici ma mai rassegnate, dalla bellissima Meenakshi che per andarsene dal villaggio diventa la leader di un gruppetto di rivoluzionari naxaliti, alla dolce Anjana che ha sposato quasi senza conoscerlo un uomo brutale e indecifrabile, alla casalinga Valsala che pur di liberarsi dell'opprimente marito arriva a diventare un'assassina, facendolo a pezzi con l'aiuto del giovane amante'.
Chiara Valentini, 25.02.11

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: l'originalità
Punto debole: una drammatizzazione eccessiva e l'implausibilità di alcuni eventi

SCHEDA DEL ROMANZO

Personaggi:

* Mukundan - funzionario statale in pensione
* Bhasi - imbianchino dal passato misterioso, amico di Mukundan
* Krishnan Nair - il servitore di Mukundan
* Achutan Nair - il padre di Mukundan
* Anjana - la fidanzata di Mukundan
* Meenakshi - la cugina di Mukundan

Autore: Anita Nair (1966, Kerala). Diverse sue opere sono state tradotte in italiano, fra cui Cuccette per signora e La ferocia del cuore.
Anno: 1999
Titolo originale: The better man

RASSEGNA STAMPA/VIDEO

* 09.04.06: intervista ad Anita Nair raccolta da Lidia Gualdoni in occasione della pubblicazione di Padrona e amante.

CURIOSITÀ

* Anita Nair ha partecipato nel 2008 al convegno L'odore dell'India organizzato a Torino dal Premio Grinzane Cavour; nel 2010 alla conferenza Addomesticare la vita: società e famiglia organizzata a Roma dal Festival delle Letterature (video); ancora nel 2010 al Salone Internazionale del Libro di Torino.
* Anita Nair ha redatto un profilo del leggendario regista Mani Ratnam.
* Aggiornamento del 19 luglio 2021: il romanzo L'arte di dimenticare è stato adattato nel film Lessons in forgetting, con Adil Hussain. La pellicola è di qualità superiore al libro.
* Riferimenti al cinema indiano: Amitabh Bachchan.
* Riferimenti all'Italia: citati Michelangelo, la Cappella Sistina, gli antichi romani. Uno dei personaggi minori possiede una Fiat.
* Romanzi che trattano lo stesso tema: L'insegnante di inglese.

22 giugno 2011

IL RUMORE DELL'ACQUA



Difficile credere che un romanzo ambientato in una miniera di carbone indiana possa essere lirico e addirittura ironico. Eppure Il rumore dell'acqua lo è, almeno in gran parte. Sei dei nove capitoli che lo compongono alternano afflato mistico e analisi salace dell'avidità e dell'egoismo umani. Il settimo, al contrario, è forse il più noioso e artefatto, e funge da spartiacque: i capitoli successivi diluiscono l'ammaliante magia, la storia perde slancio, lo stile si smaglia, il finale è affrettato e non molto a fuoco. Da segnalare i singolari aggettivi qualificativi composti di cui l'autore fa ampio uso: tombascuro, biancosfiocco, buiopece, neroruvida, neroviscoso, brunogelato, eccetera.

I personaggi sono descritti con passione e accuratezza. Tutti in qualche modo sconfitti. La tragedia in miniera costituisce l'evento rivelatore che ne espone impietosamente i vizi, e, quel che è peggio, pare non insegnare nulla a nessuno. Sanjay Bahadur è stato dal 2000 al 2004 un dirigente del ministero del carbone: il quadro che ci offre della burocrazia e della politica indiane è a dir poco sconfortante. Ancor più il vuoto cosmico di umanità nel quale vivono e muoiono le figure descritte nel romanzo, con l'eccezione di un paio di eccentrici personaggi. In un mondo privo di etica, non vi è posto per rapporti interpersonali profondi e sinceri: tutti, consapevolmente o meno, usano tutti.

TRAMA

La miniera numero tre è un vecchio buco dimenticato da Dio al quale per punizione vengono assegnati gli operai più facinorosi o quelli troppo anziani per essere produttivi. Incontriamo così lo stravagante Raimoti, ormai in età pensionabile; Arif, aggressivo e autoritario; e Barsi, violento e poco incline a ricevere ordini. La miniera numero tre subisce un disastroso allagamento. Raimoti tenta di portare in salvo i compagni, mentre in superficie burocrati e politici si rimpallano le responsabilità, e le famiglie dei dispersi gongolano alla prospettiva di lauti risarcimenti.

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: l'ambiente minerario descritto in modo così inaspettato, con poesia e lampi di misticismo.
Punto debole: il settimo capitolo. Si riemerge dalla lettura e non vi si affonda più.

SCHEDA DEL ROMANZO

Personaggi:

* Raimoti - il vecchio minatore
* Arif - collega e amico di Raimoti
* Birsa - collega di Raimoti
* Madho - fratello di Raimoti
* Dolly - la seconda moglie di Madho
* Tina - figlia di Madho
* Mona - figlia di Madho
* Tommy - figlio di Dolly
* Bibhash Mukherjee - ingegnere minerario
* Ram Krishna Pandey - dirigente minerario, superiore di Mukherjee
* Atul Karna - politico
* Ghosh da - rappresentante sindacale
* Singh - ispettore di polizia

Autore: Sanjay Bahadur, classe 1966
Anno: 2009
Titolo originale: The sound of water

CURIOSITÀ

* Il primo capitolo de Il rumore dell'acqua fu inviato da Bahadur ad un concorso on line. Il racconto fu selezionato fra i primi venti su un migliaio di scritti pervenuti. Ciò convinse Bahadur ad ampliarlo in un romanzo.
* Sembra che l'edizione italiana dell'opera sia ad oggi l'unica edizione in una lingua diversa dall'inglese.
* Riferimenti al cinema indiano: Dolly canta sotto la doccia Mein mast! Han-han mast!. Leggiamo nel glossario: 'Letteralmente sono su di giri. Verso memorabile della canzone sexy del popolare film hindi Mast, che significa divertirsi o essere eccitati. Il titolo del film ha un significato sessuale: un elefante in calore è mast'.

16 giugno 2011

LA COPERTA AZZURRA



La coperta azzurra, opera prima del giornalista e scrittore Raj Kamal Jha, non ha la struttura di un romanzo tradizionale, e non è propriamente una raccolta di racconti incastonati in una cornice comune. È piuttosto un ibrido dalla narrazione spezzata in frammenti che non rispettano regole cronologiche o di altra natura. All'unica notte che dispiega il morbido sfondo nel quale il protagonista si muove, qui e ora, dalla prima pagina all'ultima, si contrappongono delle istantanee che fluttuano nel passato e nel presente, fra immaginazione e realtà.

E questa non è l'unica singolarità del libro. Lo stile è fascinoso, e regala una lettura ipnotica nel ritmo e molto sensoriale nelle emozioni. I personaggi non hanno nomi, né paiono essere coscienti della fisicità dei loro corpi, corpi presentati dall'autore con pennellate rapide: la pinguedine del narratore, la lucida chioma nera della sorella, la pelle scura della fidanzata. La cura dei dettagli non è mai maniacale ed emana un che di onirico. La vita espiantata in modo gentile ai personaggi, viene infusa negli animali e negli oggetti, nobilitandoli. Lo scrittore non invade la psicologia dei suoi due protagonisti, preferendo dipingere con immaginosa minuzia quanto li circonda, e lasciando liberi lettori e personaggi di condividere le stesse emozioni.

L'umanità descritta ne La coperta azzurra è dolente, silenziosa. I due bambini reagiscono ad una quotidianità fatta anche di privazioni (non solo affettive) e di sporadiche intense violenze, con un'immaginazione delicata e stordente, e con l'amore che li lega: esclusivo, vivido e proibito.

TRAMA

Il narratore de La coperta azzurra è un uomo di mezza età, solitario e malinconico. Una sera riceve una tragica telefonata: la sorella, amatissima, è morta dando alla luce una bimba. Una coppia si è già offerta di adottarla. Al nostro sconfitto eroe non rimane che una notte per trasmettere un lascito incantato alla piccola.

RECENSIONI

Cinema Hindi: *** ½
Punto di forza: lo stile ammaliante e la singolare resa psicologica, mai provocata dall'autore in modo diretto.
Punto debole: si annusa un'esagerazione trattenuta relativa alla sfera sessuale che stride con l'eleganza dell'opera. L'educazione sentimentale e sensuale dei due bambini, argine ultimo agli scoppi ubriachi di aggressività paterna e all'assenza materna, sembrava sufficiente. [Spoiler] Perché strafare con la violenza sessuale domestica, la sfumatura omosessuale del padre, le molestie del maestro, l'incesto fra adulti?

SCHEDA DEL ROMANZO

Personaggi:

* Il narratore
* La sorella del narratore
* Il padre del narratore

Autore: Raj Kamal Jha (1966, Bihar). Altre opere: Paura del vuoto.
Anno: 1999
Titolo originale: The blue bedspread
Premi: Commonwealth writers' prize per la migliore opera prima per la regione euroasiatica

CURIOSITÀ

* Riferimenti all'Italia: menzionati il mare Adriatico, Roma, Genova e l'Italia.

26 maggio 2011

FRATELLI DI SANGUE


Fratelli di sangue è un romanzo autobiografico a tratti un po' difficile da affrontare. Ben scritto, sapientemente circostanziato, con un umorismo pacato ma irresistibile, con una storia ad ampio respiro e con un tema importante: la convivenza in un ambiente multireligioso. M.J. Akbar, che è anche un affermato giornalista (nonché politico e saggista), appesantisce però il fluire della narrazione con troppe citazioni e troppi riferimenti storici. E con un numero eccessivo di personaggi minori non sempre facilmente distinguibili ed identificabili da parte del lettore. Malgrado le lacune, il libro rimane consigliabile: i capitoli iniziali e quelli finali, più intimisti e alleggeriti rispetto al corpo centrale, sono godibilissimi. L'amaro epilogo della vicenda è ricco di emotività, perfetto veicolo per il messaggio che lo scrittore desidera trasmettere.

Naturalmente per un'opera che è il risultato della combinazione di romanzo, biografia, autobiografia e saggio, cadono le considerazioni valide per la narrativa pura. Mentre i personaggi di Rahmatullah e di Akbar Ali vengono presentati con una connotazione storico-biografica, il personaggio di M.J. (che coincide con l'autore) è psicologicamente definito, sondato nella sua interiorità con maggiore perizia e con maggiore umorismo, ed è quindi vivo e completo. Il calore umano li permea però tutti, anche se con una valenza più affettiva che letteraria: l'umanità non traspare dalle figure del nonno e del padre bensì le avviluppa. Sono i sentimenti e le emozioni dello scrittore a scaldarle.
Altro aspetto insolito: le relazioni intessute fra i personaggi sembrano più rilevanti dei personaggi stessi. Il tema centrale di Fratelli di sangue è la pacifica convivenza fra comunità di religioni diverse, e questo spiega perché l'accento venga posto sui rapporti interpersonali e le loro dinamiche a discapito dell'approfondimento psicologico. Anzi: i personaggi scaturiscono, si delineano e acquistano consistenza proprio in quanto posti in relazione fra loro. I dialoghi paiono però soccombere sotto il peso del quasi ossessivo bagaglio di citazioni e riferimenti storici che costituiscono la nervatura saggistica sottesa al romanzo, a cui si agganciano gli aspetti biografico e autobiografico, e che assume una sfumatura didattica anche se un filo coercitiva.

Per gli amanti di cinema indiano, Fratelli di sangue nasconde più di una chicca:
* Mother India: 'Il film ottenne un successo di pubblico e critica senza precedenti. I nostri genitori ci accompagnarono al cinema con l'entusiasmo di missionari che portano dei bambini a una lezione di morale cristiana. (...) Era una saga epica, e fu un successo straordinario: la retorica del patriottismo contadino e della dignità femminile era indispensabile per una nazione ancora in cerca d'identità'. (Da non perdere l'esilarante dibattito sulla pellicola imbastito dal gruppo di ragazzini amici dell'allora giovanissimo autore).
* Dev Anand: 'Dev Anand era un uomo di strada, al di là di ogni credo religioso. Lui credeva solo in se stesso. Giocava d'azzardo con i ladri, ballava con le ragazze dei night-club, festeggiava le vittorie con solenni bevute e viveva alla giornata, senza cercare di salvare la patria. Dev Anand rappresentava la libertà, e diede alla nostra generazione una prima splendida lezione di amore adulterino perdendo la testa per l'ammaliante Waheeda Rehman nel classico Guide. Lo sguardo di Raj Kapoor e Dilip Kumar ricordava il passato, quello di Dev Anand evocava la spensierata noncuranza del futuro'.
* Mughal-E-Azam: 'Nelle tre ore di quel racconto trovai me stesso, il mio passato, la mia cultura, la mia lingua, le mie passioni, i miei amori, la mia ribellione, la mia poesia, la mia musica, i miei intrighi, la mia arte, la mia sofferenza, il mio sacrificio, la mia dedizione, mio padre, mia madre, il mio presente e forse persino il mio futuro. (...) Il regista era riuscito a distillare la storia in una goccia di rugiada, a dilapidare una fortuna nella ricerca di uno sguardo elegante. (...) Vita e arte si sovrapponevano in continuazione, come i fiumi della cultura hindu e musulmana'.
* Sharmila Tagore: 'Sopravvissi al 1967 grazie al bikini di Sharmila Tagore. (...) Vidi Sharmila Tagore in bikini mentre, in stato di grazia, stavo tornando dall'ufficio di Desmond; mi sembrò una ricompensa divina per il mio duro lavoro. Era sulla copertina di Filmfare, la più popolare rivista di cinema indiana. Quel bikini fu una rivoluzione. Era la prima volta che una stella appariva così scoperta, e quell'audacia aprì così tante falle nel senso del pudore della borghesia indiana che alla fine l'antico retaggio s'inabissò senza neanche un piccolo gorgoglio. Ormai anche le brave ragazze delle famiglie per bene potevano apparire sensuali'. (Aggiornamento del 10 maggio 2014: vedi anche Sharmila Tagore: Filmfare agosto 1966).
(Ringrazio Neri Pozza Editore. Non ho chiesto l'autorizzazione a pubblicare stralci del romanzo, e me ne scuso).

TRAMA

Fratelli di sangue narra la storia di una famiglia musulmana attraverso tre generazioni, dal colonialismo all'indipendenza, sino agli anni sessanta del secolo scorso. Prayag è un ragazzino hindu orfano che raggiunge Telinipara, una località vicino Calcutta, dall'originario Bihar. Viene adottato da una famiglia musulmana. Si converte all'Islam, si sposa, lavora duramente per costruirsi una posizione di rilievo, crea intorno a sé un ambiente multireligioso e pacifico. La storia continua seguendo le vicende del figlio, Akbar Ali, e del nipote, M.J., sino al compimento del diciassettesimo anno d'età di quest'ultimo.

RECENSIONI

Hindustan Times:
'Fratelli di sangue offre qualcosa a tutti, ed è una lettura raffinata e stimolante. Forse l'opera migliore di M.J. Akbar. È un resoconto della storia indiana raccontata non da uno storico. Ma considerarlo solo un'autobiografia significherebbe limitarlo. E catalogarlo come romanzo ne ridurrebbe la vastità. L'opera colpisce meravigliosamente perché parla di quell'armonia che, malgrado tutto, l'India non ha mai perduto. Fratelli di sangue è una saga intrisa di emozioni, e vi è una minuziosità nella ricerca che conferisce al romanzo una saggezza a largo spettro. È una storia narrata con passione e perizia'.
Suhel Seth, 18.04.06

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: il calore di alcuni capitoli, l'intenzione meritoria e lo splendido, amarissimo finale.
Punto debole: i sovrabbondanti riferimenti storici.

SCHEDA DEL ROMANZO

Personaggi:

* Prayag/Rahmatullah, il nonno paterno del narratore
* Jamila, la nonna paterna del narratore
* Akbar Ali, il padre del narratore
* Imtiaz, la madre del narratore
* M.J., il narratore
* Wali Mohammad, il padre adottivo di Prayag
* Diljan Bibi, la madre adottiva di Prayag
* Simon Hogg, funzionario della Victoria Jute Mill e amico di Akbar Ali

Autore: M.J. Akbar (1951, Delhi)
Anno: 2006
Titolo originale: Blood brothers

CURIOSITÀ

* M.J. Akbar possiede un curriculum di tutto rispetto. La lista dei prestigiosi quotidiani e periodici da lui fondati e/o diretti provoca qualche capogiro. Akbar ha partecipato, fra gli altri, all'India Today Conclave 2011, presentando ospiti di grosso calibro internazionale. Il nonno di Akbar era davvero un hindu adottato da una famiglia musulmana e in seguito convertitosi all'Islam.
* Nel gennaio 2008 Akbar partecipò al convegno L'odore dell'India, organizzato a Torino in occasione del premio Grinzane Cavour. Fra gli altri scrittori presenti, segnalo Shashi Tharoor, Altaf Tyrewala, Anita Nair, Sudhir Kakkar, Nirpal Singh Dhaliwal, Tarun J. Tejpal e Vikas Swarup.
* Riferimenti al cinema indiano: fra gli altri, Mother India, Nargis, Sunil Dutt, Mehboob Khan, Raj Kapoor, Dilip Kumar, Dev Anand, Mughal-E-Azam, Madhubala, Sharmila Tagore, Satyajit Ray.
* Riferimenti all'Italia: menzionati Mussolini, Fellini, Le notti di Cabiria (pellicola che si aggiudicò l'Oscar per il miglior film straniero, soffiandolo a Mother India).

GOSSIP & VELENI

* Aggiornamento del 19 luglio 2021: nel 2018 M.J. Akbar è stato accusato di molestie sessuali.

16 febbraio 2011

TURISMO


Alcune opere sembrano interessanti solo ad una prima lettura. Sfortunatamente è il caso di Turismo: piacevole e trasgressivo, non possiede però lo spessore per reggere il giudizio di un'attenta rilettura. Il romanzo è in realtà vacuo e ripetitivo. Qualche spunto arguto qua e là, e soprattutto alcune pagine di buona scrittura (le più personali, quelle che descrivono in modo feroce e sincero i rapporti familiari), lasciano intravvedere delle potenzialità, ma non sono sufficienti a sostenere un'opera che dipinge un ambiente multiculturale infarcito di stereotipi. Le relazioni fra i personaggi sfiorano il paradossale. E gli sfrenati atti sessuali risultano involontariamente esilaranti nei loro eccessi. Turismo alterna analisi originali e abrasiva autoironia a maschilismo e luoghi comuni. Il suo protagonista, contraddittorio nelle intenzioni dell'autore, è purtroppo solo vittima di una creazione confusa che gli preclude qualunque evoluzione.
Turismo vorrebbe essere un cinico romanzo di cattivi sentimenti, ma non è abbastanza onesto. Il suo graffio resta in superficie. La brutalità è fittizia. La perfidia ha il sapore acido del gossip modaiolo. È tutto fuori fuoco: storia, personaggi, ambientazione.

TRAMA

La vicenda si svolge a Londra. Bhupinder, detto Puppy, afferma di amare Sarupa - fidanzata con un altro -, ma intreccia una relazione con l'aspirante modella Sophie. Familiari, amici, conoscenti, situazioni, incontri, chiacchiere. Nient'altro.

LA FRASE MIGLIORE

'Mettendo a frutto una scrupolosa mediocrità si può arrivare ovunque nella vita'.

RECENSIONI

Corriere della Sera:
'(...) questo romanzo originale e diseguale, che demolisce i giovani ricchi inglesi con la pelle come salmone brasato ma anche i giovani sikh di Londra educati all'odio dei musulmani e delle ragazze, e che non ha pietà per i corpi delle donne bianche scolpiti dal vomito e dal pilates, ha il difetto di essere, nella seconda parte, piuttosto didascalico, anche se non privo di qualche riflessione interessante'.
Livia Manera, 10.01.08

Il Giornale:
'Turismo è un interessante romanzo sull’invidia razziale che nasce non da un complesso di inferiorità, ma da un’idea di superiorità dichiarata più che argomentata, frutto di un meticciato culturale che ha prodotto una nuova identità che non sa bene cos’è, ma sa benissimo cosa vuole, un posto in prima fila nella società dei consumi'.
Stenio Solinas, 18.01.08

Cinema Hindi: **
Punto di forza: Turismo è perfetto per un approccio rapido. Al solo leggerlo ci si sente più fighi.
Punto debole: l'intrinseca fragilità.

SCHEDA DEL ROMANZO

Personaggi:

* Bhupinder Singh Johal, detto Puppy
* Sarupa, la donna di cui Puppy è innamorato
* Sophie, la fidanzata di Puppy nonché cugina del fidanzato di Sarupa
* Rory, l'amico omosessuale di Puppy
* Luca, amico di Puppy
* Michael, l'amico di colore di Puppy
* Duncan, il fidanzato di Sarupa e cugino di Sophie

Autore: Nirpal Singh Dhaliwal (1974, Greenford - Londra)
Anno: 2006
Titolo originale: Tourism

CURIOSITÀ

* Nirpal Singh Dhaliwal è stato ospite nel 2008 al Salone Internazionale del Libro di Torino. Sempre nel 2008 e sempre a Torino, Dhaliwal ha partecipato al convegno L'odore dell'India, organizzato in occasione del premio Grinzane Cavour.
* Riferimenti al cinema indiano: Amitabh Bachchan, Madhuri Dixit, Hrithik Roshan.
* Riferimenti all'Italia: il prologo è interamente ambientato in Italia. Un personaggio, Luca, ha il padre italiano. Citati il ragù, il parmigiano; i marchi Smeg, Gucci, Versace, Cavalli e B&B.

GOSSIP & VELENI

* Nirpal Singh Dhaliwal è stato sposato con Liz Jones, giornalista britannica e autrice del romanzo Il matrimonio di Liz Jones (Salani), una rielaborazione degli articoli umoristici, pubblicati nel Sunday Times, che descrivevano la loro vita coniugale.
* Difficile digerire la frase: 'I film di Bollywood mi lasciavano senza parole; le sceneggiature erano insensate, la recitazione una specie di pantomima. Si riscattavano, però, per la straordinaria bellezza delle attrici e per le canzoni'. Ma perdoniamo l'autore: 'Volevo vedere le stupende donne italiane a cena con i mariti o i fidanzati. Erano sedute ai tavolini sui marciapiedi e fumavano sigarette; i capelli neri legati all'indietro, gli occhiali da sole appoggiati sulla fronte'.