Uzma Aslam Khan non è un'autrice indiana ma pakistana. Mehwish parla al sole è la sua terza pubblicazione.
Il conflitto afgano-sovietico è in corso, il Pakistan è sotto la dittatura del generale Zia e il tentativo di imporre una cultura islamica integralista e il fondamentalismo religioso è in atto. In questo scenario crescono le sorelle Amal, bambina curiosa, fortunata osservatrice e futura paleontologa, e Mehwish, rimasta cieca quando ancora in fasce. Loro punto di riferimento è Zahoor, il nonno, uno studioso rigoroso, carismatico e convinto evoluzionista.
Il quarto protagonista del romanzo è Noman, giovane matematico, che, mentre collabora con il padre, un politico del Partito Islamico della Creazione, si avvicina a Zahoor, rimanendone affascinato. Si legherà a lui, ad Amal e a Mehwish.
L'AUTORE
Uzma Aslam Khan è nata a Lahore nel 1969, da piccolissima ha vissuto nelle Filippine, in Giappone e in Inghilterra, fino a quando la sua famiglia si è stabilita a Karachi.
Ha studiato letteratura comparata a New York ed ha ottenuto un MFA (Master in Fine Arts) alla University of Arizona di Tucson. Scrive in inglese.
Vive a Lahore con il marito, lo scrittore americano, David Maine.
Il suo romanzo d'esordio, The story of noble rot, non è ancora stato pubblicato in Italia. E' disponibile, però, Trasgressione, titolo originale Trespassing, del 2004.
Ecco il personale punto di vista dell'autrice a proposito degli emergenti scrittori pakistani o, più in generale, musulmani, che si stanno imponendo sulla scena letteraria internazionale: "Per gli scrittori di origine musulmana maschi, i parametri non sono rigidi come per le donne. Sì, alcuni intrecciano storie su barbuti mullah, ma difficilmente tutti lo fanno. Al contrario, la lista di scrittrici donne musulmane conosciute, che non raccontino di casalinghe tiranneggiate e ragazze coperte dal burqa, è ridotta. Gli occidentali vogliono solo quell'immagine, poco altro." (*)
RECENSIONI
Il quarto protagonista del romanzo è Noman, giovane matematico, che, mentre collabora con il padre, un politico del Partito Islamico della Creazione, si avvicina a Zahoor, rimanendone affascinato. Si legherà a lui, ad Amal e a Mehwish.
L'AUTORE
Uzma Aslam Khan è nata a Lahore nel 1969, da piccolissima ha vissuto nelle Filippine, in Giappone e in Inghilterra, fino a quando la sua famiglia si è stabilita a Karachi.
Ha studiato letteratura comparata a New York ed ha ottenuto un MFA (Master in Fine Arts) alla University of Arizona di Tucson. Scrive in inglese.
Vive a Lahore con il marito, lo scrittore americano, David Maine.
Il suo romanzo d'esordio, The story of noble rot, non è ancora stato pubblicato in Italia. E' disponibile, però, Trasgressione, titolo originale Trespassing, del 2004.
Ecco il personale punto di vista dell'autrice a proposito degli emergenti scrittori pakistani o, più in generale, musulmani, che si stanno imponendo sulla scena letteraria internazionale: "Per gli scrittori di origine musulmana maschi, i parametri non sono rigidi come per le donne. Sì, alcuni intrecciano storie su barbuti mullah, ma difficilmente tutti lo fanno. Al contrario, la lista di scrittrici donne musulmane conosciute, che non raccontino di casalinghe tiranneggiate e ragazze coperte dal burqa, è ridotta. Gli occidentali vogliono solo quell'immagine, poco altro." (*)
RECENSIONI
The Washingnton Times
Per tutta la complessa narrazione, Ms. Khan scrive con inesauribile intelligenza e magia linguistica. Dischiudendo agli occidentali porte e finestre sul Pakistan e sulla sua cultura islamica.
Claire Hopley, 15.10.2009
L'articolo integrale.
Diana ****1/2
"Quello che mi affascina è come le prospettive individuali influenzino quelle collettive, come lo stesso evento sia interpretato diversamente da differenti occhi, qualche volta persino, con il passare del tempo, dagli stessi occhi, perché la memoria ha vari modi di riformare i ricordi. E' in questo processo che la struttura o la geometria del romanzo a cui sto lavorando emerge. Scrivere per me quasi un atto tridimensionale, fisico. Devo essere in grado di vedere la costruzione, la realizzo nel modo in cui io mi aspetterei di vedere una scultura o un edificio: da molti differenti angoli.
Questo è l'unico modo in cui spero di descrivere tutte le sfaccettature insieme."(*)
Così parla del suo lavoro Uzma Aslam Khan con particolare riferimento a Mehwish parla al sole (perché per l'edizione italiana non sia stato scelto un titolo più aderente all'originale rimane un mistero).
Il romanzo è narrato a più voci, quelle di Amal, Mehwish e Noman, dalle loro diverse prospettive. Punti di vista particolari che compongono il quadro generale. I singoli personaggi sono davvero affascinanti, originali, ognuno con determinate caratteristiche, ma credibili; l'architettura d'insieme è molto ben ideata e prende forma una pagina dopo l'altra. I temi del fondamentalismo religioso e della condizione delle donne sono presenti e determinanti ma non protagonisti. Il focus è sull'individuo, sulla storia. Lo stile di Uzma, inoltre, è una vera sorpresa. L'autrice scrive in modo personale, inedito e piuttosto raffinato. I suoi presupposti, le intenzioni sono molto intelligenti, stimolano il lato razionale del lettore che viene, nello stesso tempo, coinvolto emotivamente. Mehwish parla al sole è un'esperienza di appagamento raro.
Il bello:
- La paleontologia. Un argomento insolito per un romanzo che non sia di divulgazione scientifica. Un tema che diventa insospettabilmente caldo ed apre a diverse interessantissime riflessioni.
- L'umorismo dissacrante dell'autrice. Come per esempio quando Noman descrive il severo padre:
"...Con l'aggiunta di un pizzico di paura. Aba è grosso e io sono piccolo. Quand'ero ancora più piccolo, mi picchiava sulle nocche con un righello. Molti padri fanno di peggio, ho udito di peggio stando sul tetto. Però ricordo il sibilo e la fitta alla mano destra quando l'avevo adoperata male nei compiti a scuola, oppure una volta la fitta alla sinistra, quando l'avevo adoperata troppo bene nel momento più torrido di un video che mostrava tre lesbiche poppute in una torrida vasca da bagno."
E come queste righe saltino fuori nei momenti più inaspettati e gravi, accostate ad osservazioni dense di significato o accostate alle cose non dette, ancora più dense.
Il brutto:
- Niente.
(*) L'intervista di Ziya Us Salam pubblicata da The Hiundu il 4 gennaio 2009 dacui sono tratte le frasi citate.
Il blog dell'autrice, molto carino e personale.
Diana ****1/2
"Quello che mi affascina è come le prospettive individuali influenzino quelle collettive, come lo stesso evento sia interpretato diversamente da differenti occhi, qualche volta persino, con il passare del tempo, dagli stessi occhi, perché la memoria ha vari modi di riformare i ricordi. E' in questo processo che la struttura o la geometria del romanzo a cui sto lavorando emerge. Scrivere per me quasi un atto tridimensionale, fisico. Devo essere in grado di vedere la costruzione, la realizzo nel modo in cui io mi aspetterei di vedere una scultura o un edificio: da molti differenti angoli.
Questo è l'unico modo in cui spero di descrivere tutte le sfaccettature insieme."(*)
Così parla del suo lavoro Uzma Aslam Khan con particolare riferimento a Mehwish parla al sole (perché per l'edizione italiana non sia stato scelto un titolo più aderente all'originale rimane un mistero).
Il romanzo è narrato a più voci, quelle di Amal, Mehwish e Noman, dalle loro diverse prospettive. Punti di vista particolari che compongono il quadro generale. I singoli personaggi sono davvero affascinanti, originali, ognuno con determinate caratteristiche, ma credibili; l'architettura d'insieme è molto ben ideata e prende forma una pagina dopo l'altra. I temi del fondamentalismo religioso e della condizione delle donne sono presenti e determinanti ma non protagonisti. Il focus è sull'individuo, sulla storia. Lo stile di Uzma, inoltre, è una vera sorpresa. L'autrice scrive in modo personale, inedito e piuttosto raffinato. I suoi presupposti, le intenzioni sono molto intelligenti, stimolano il lato razionale del lettore che viene, nello stesso tempo, coinvolto emotivamente. Mehwish parla al sole è un'esperienza di appagamento raro.
Il bello:
- La paleontologia. Un argomento insolito per un romanzo che non sia di divulgazione scientifica. Un tema che diventa insospettabilmente caldo ed apre a diverse interessantissime riflessioni.
- L'umorismo dissacrante dell'autrice. Come per esempio quando Noman descrive il severo padre:
"...Con l'aggiunta di un pizzico di paura. Aba è grosso e io sono piccolo. Quand'ero ancora più piccolo, mi picchiava sulle nocche con un righello. Molti padri fanno di peggio, ho udito di peggio stando sul tetto. Però ricordo il sibilo e la fitta alla mano destra quando l'avevo adoperata male nei compiti a scuola, oppure una volta la fitta alla sinistra, quando l'avevo adoperata troppo bene nel momento più torrido di un video che mostrava tre lesbiche poppute in una torrida vasca da bagno."
E come queste righe saltino fuori nei momenti più inaspettati e gravi, accostate ad osservazioni dense di significato o accostate alle cose non dette, ancora più dense.
Il brutto:
- Niente.
(*) L'intervista di Ziya Us Salam pubblicata da The Hiundu il 4 gennaio 2009 dacui sono tratte le frasi citate.
Il blog dell'autrice, molto carino e personale.
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