04 giugno 2010

LA STANZA DELLA MUSICA - THE MUSIC ROOM


Dhondutai Kulkarni è una delle più importanti cantanti viventi di musica classica indiana. Appartiene alla scuola Gharana di Jaipur, fondata da Alladiya Khan e, più tardi, rappresentata da Kesarbai Kerkar. Si dice che uno scienziato americano volle una registrazione del canto di Kesarbai da mandare in orbita, insieme ad opere d'arte e formule matematiche, per salvare una testimonianza del genio umano in caso di catastrofe planetaria.
La stanza della musica è la storia dell'incontro di una bambina, l'autrice Namita Devidayal, con Dhondutai Kulkarni, e, attraverso di lei, con la musica classica indiana.

L'AUTORE

Nata nel 1968, Namita Devidayal inizia a prendere lezioni di musica a dieci anni. Nonostante dimostri una discreta propensione, a diciotto anni decide di partire per gli Stati Uniti per studiare all'Università di Princeton. Dopo la laurea diventa giornalista. Oggi vive a Mumbai e lavora per il Times of India.
La stanza della musica è un libro autobiografico ed è il suo primo romanzo. Nominata agli India Youth Icon Awards, Namita Devidayal sta lavorando alla sua seconda pubblicazione.
Ecco l'intervista dell'autrice in occasione degli Youth Icon Awards.

RECENSIONI

The Hindu

Il libro cattura così efficacemente la raffinatezza, il colore e la particolarità del magico mondo della musica che è un assoluto piacere leggerlo ed assaporarlo.
Lakshmi Subramanian, 11.12.2007
La recensione integrale.


The Seattle Times
Devidayal ha scelto di studiare a Princeton, di sposarsi e di diventare una giornalista, una strada che l'ha allontanata dalla professione di cantante. Nonostante questo ha scritto un libro dalle evocative melodie.
Irene Wanner, 12.02.2009
La recensione integrale.

Diana ***3/5
Namita è solo una bambina quando entra per la prima volta nella stanza della musica a casa di Dhondutai Kulkarni. Il canto le piace ma a dieci anni è rapita più dai racconti della sua insegnante che dalle interminabili serie di Sa che deve eseguire. La sua passione crescerà con la conoscenza e con l'affetto per la sua guru.
La stanza della musica è la storia di due donne, quella dell'autrice del romanzo, Namita, e quella della sua insegnante Dhondutai Kulkarni. Una storia che si intreccia con quella della musica classica indiana e con quella di un Paese, l'India.
Una prosa lenta, che ha il tempo dei ricordi, dei pomeriggi di sole trascorsi in casa a studiare le note, per raccontare un amore vero alimentato dalla dedizione. Un libro che avvicina gli inesperti ad un mondo sconosciuto, attraverso le emozioni. Un approccio emotivo che coinvolge e convince.
"L'antica concezione occidentale vede nella musica un insieme di sequenze sonore i cui intervalli melodici regolari riflettono i semplici rapporti matematici sui quali è costruito il mondo e grazie ai quali il mondo stesso risulta comprensibile ai nostri organi percettivi... La musica indiana affonda le sue origini su un presupposto fondamentalmente diverso: l'idea che esista una realtà continua, invisibile ed in perenne mutamento a costituire lo sfondo di qualsiasi azione e percezione dell'uomo. E' tale realtà a plasmare il nostro karma o destino, e ad aiutarci a capire perchè ci succedono cose in apparenza inesplicabili. Nella musica indiana le note non corrispondono a entità categoriche, separate e autonome, ma sono interconnesse attraverso un sottile, elusivo e impalpabile continuum di suoni che l'orecchio umano riesce a malapena a identificare. In senso metafisico, questi suoni fanno parte della realtà che si trova al di là della percezione...
Per esempio, la maniera di giungere a una nota è importante quanto la nota stessa: ci si può arrivare dall'alto o dal basso, dopo aver accarezzato la nota nascosta che le aleggia accanto, evocando così sensazioni del tutto differenti da un approccio diretto. Questo spiega perchè non si può imparare la musica indiana sui libri. Bisogna apprenderla da un guru in grado di chiarire certe sfumature, tirarar fuori dall'allievo le note giuste, aiutandolo a raggiungerle... Le antiche scritture si sono conservate grazie alla tradizione orale... La musica classica indiana ha fatto affidamento su un'analoga trasmissione orale, in cui l'insegnante gioca un ruolo chiave e gode dello stesso rispetto tributato a un monaco o a un sacerdote. Ma non è possibile insegnare tutto..."

Il bello:
- Non un saggio ma un tuffo nella storia della musica indiana attraverso le emozioni di una vita.

Il brutto:
- Un testo riflessivo e pieno di calore ma non dei più avvincenti. Ci metterete più di in un paio di giorni per finirlo.

Namita Devidayal intervistata da Hindustan Times.

Namita Devidayal al Salone del Libro di Torino 2010.
Consigli per la visione: ignorare l'intervistatore, che evidentemente non ha ritenuto opportuno informarsi sull'autrice del libro di cui doveva parlare, e tutti i riferimenti al presunto mistero delle musica indiana. Vale la pena ascoltare la paziente, assennata e talentuosa Namita Devidayal.

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