Nelle prime 500 pagine di questo ciclopico romanzo, la vita fluisce con le parole. Odorosa. Caotica. Imperfetta. Stravagante hard boiled dall'ambientazione insolita: Mumbai. E dalla scrittura fascinosa. Due vicende parallele ed esemplari. I protagonisti si incontrano solo in un paio di fuggevoli occasioni. Le loro vite si dipanano in capitoli alterni. L'epopea del gangster Ganesh Gaitonde raccontata in prima persona, dal suo arrivo nella brulicante megalopoli indiana, poco più che ragazzo, fino al cruento epilogo. La quotidianità di pochi mesi dell'ispettore Sartaj. E poi la coralità di un fitto stuolo di personaggi minori, tutti finemente cesellati. Solidi. Tridimensionali. Sezionati dall'interno, nei sentimenti, nelle angosce, nelle paure, e valutati dall'esterno: l'autore narra le vicende che hanno condotto ciascun personaggio dinanzi al lettore; i personaggi, dal canto loro, esprimono opinioni e giudizi gli uni sugli altri. Mumbai in queste pagine è bellissima. Pur nella sua crudezza assolata.
Poi il romanzo si trasforma da potenziale capolavoro in patinato masala. La scrittura rimane sopraffina, ma perde quel sapore di fascino doloroso. I personaggi a poco a poco diventano inautentici. Soprattutto Gaitonde, nel quale lo scrittore infonde troppo di sé, svuotandolo di personalità propria. Il gangster rivela un mondo interiore e una capacità di riflessione forse implausibili in un uomo violento e crudele. E negli ultimi capitoli si riduce ad un'irrealistica (e fastidiosa) parodia di se stesso. Sartaj è sempre perfetto, o meglio, sempre autenticamente imperfetto nei suoi dubbi morali e nelle sue debolezze, ma l'episodio del tradimento finale rimane inesplicabile. Le vicende narrate, da dolente e sublime cronaca di vita quotidiana, si amplificano sino ad incorporare un surreale complotto internazionale. Servizi segreti, maestri spirituali che corteggiano l'apocalisse, ordigni nucleari parcheggiati sotto casa, rifugi antiatomici con vista sullo slum. E a beneficio dei lettori occidentali: una generosa dose di sesso.
Per fortuna i numerosi accenni cinematografici salvano dalla delusione. Impossibile elencarli tutti: Shah Rukh Khan, Aamir Khan, Amitabh Bachchan, Rani Mukherjee, Aishwarya Rai, Salman Khan, Hrithik Roshan, Anil Kapoor, Ajay Devgan. Solo per menzionare alcuni dei nomi più grossi. I personaggi del romanzo vengono spesso sorpresi dal lettore a canticchiare brani tratti da un film. Molte le pellicole ricordate: i blockbuster Sholay e Dilwale Dulhania Le Jayenge, ma anche i gioielli di famiglia - Satya e Company. Imperdibile l'episodio in carcere: i detenuti, indipendentemente dalla provenienza, dalla lingua, dalla religione, guardano adoranti Deewaar, con Bachchan. Sullo yacht ancorato in acque straniere, i gangster si commuovono per Nayagan, tanto che Gaitonde invia al regista Mani Ratnam un anonimo omaggio floreale. E fanno sorridere gli entusiasmi dei personaggi: 'Rimasero seduti per un po' (...) a chiedersi se Kajol avrebbe fatto altri film. Secondo Rohit, Kajol era l'attrice migliore dopo Madhubala. (...) Parlando di Kajol, Rohit prese un'aria appassionata e felice, gesticolando in direzione del petto di Sartaj nel descrivere le qualità di Kajol. Kajol non era solo una grande attrice, era anche un'ottima moglie e madre'. Così come fa sorridere l'analisi lapidaria del cinema americano enunciata da Gaitonde: 'Come tanti altri film americani, aveva un'unica idea riuscita e ci si aggrappava così tenacemente che alla fine non aveva più nessuna emozione o varietà. Le scene sembravano insipide perché anche nei momenti più drammatici gli attori americani parlavano tra loro in tono pacato, come se stessero discutendo il prezzo delle cipolle. E poi non c'erano canzoni. Infine, come ultima cosa, i film americani erano per la maggior parte spogli e poco realistici e non mi interessavano granché.'
Il romanzo, soprattutto nella sua versione patinata, non manca di umorismo. Il temibile agente segreto pachistano che lavora a maglia è da urlo. E chi di noi non avrebbe bisogno di un po' di Bharat-darshan, almeno una volta all'anno? La lingua è ricca di vocaboli hindi e marathi, fortunatamente non tradotti da Francesca Orsini: regalano colore al contesto e calano il lettore nel vorticoso caos di Mumbai.
(Bharat è il vocabolo sanscrito e hindi per India. Darshan significa vista, nel senso occasione di vedere).
TRAMA
L'ispettore sikh Sartaj Singh riceve una telefonata anonima: uno sconosciuto gli offre su un piatto d'argento il gangster più temuto di Mumbai, Ganesh Gaitonde. Da qui partono le due strade imboccate dal romanzo: una nel passato, per narrare la vita del gangster, e una nel futuro, per seguire le indagini di Sartaj.
RECENSIONI
Hindustan Times:
'È il miglior romanzo sulla mia città che abbia mai letto. Cattura l'atmosfera di Bombay in un modo inedito. E da un punto di vista strettamente narrativo è uno stupefacente trionfo dell'immaginazione. È un libro su Bombay scritto da chi capisce la città e per chi conosce Bombay. Non è scritto per il lettore straniero. La forza del romanzo è che fluttua in una vastità di grigio. Non esistono il bianco e il nero a Bombay. Non c'è facilità nel distinguere il giusto da ciò che non lo è. Se volete certezze morali, dovete cercarvi un'altra città.'
Vir Sanghvi, 22.10.06
Corriere della Sera:
'Un concentrato esorbitante di generi, dalla detective story all'intrigo mafioso all'epica moderna, che racconta amori, interessi, ambizioni, frustrazioni, violenze e turpitudini della più viva, interessante e moderna delle metropoli indiane. Un vero caleidoscopio di contrasti squillanti - spiritualità e capitalismo, grazia e marciume - che affascina il lettore con le armi dell'intrattenimento, mentre pagina dopo pagina gli ricorda come sia cresciuta di respiro e ambizioni la narrativa indiana da quando Salman Rushdie ventisei anni fa sbalordì il mondo con I figli della mezzanotte. (...) Questa non è solo la storia di Sartaj il buono e Ganesh il cattivo, ma è la vita, è la leela (*), è Bombay, è Mumbai, è l'India, sono loro, siamo noi.'
(*) Leela in questo contesto significa il gioco creativo di Dio che produce la realtà (nota di Cinema Hindi).
Livia Manera, 02.08.07
La Repubblica:
'Il monumentale romanzo mescola i generi e disorienta. È una detective-story e un affresco politico-sociale, un'epopea e un esperimento linguistico di narrativa globale scritto in inglese ma infarcito di vocaboli hindi, urdu, bengali, marathi. Travolge, inebria, dà le vertigini. In altre parole, ha lo stesso effetto di una visita nel cuore di Mumbai oggi. Manda in frantumi le visioni idealizzate dell'India, ridicolizza le caricature esoteriche da viaggio iniziatico alle sorgenti della spiritualità umana. (...) C'è tutta l'eccitazione febbrile, il vigore giovanile della superpotenza asiatica lanciata alla conquista del mondo, ci sono le sue ingiustizie feroci: i nuovi ricchi e l'opulenza delle star di Bollywood a pochi metri di distanza dalle baraccopoli. (...) Ma perfino le viscere melmose e immonde della Mumbai povera emanano un calore che attrae. (...) (La scrittura di Chandra) è universale perché è a cavallo dei due mondi: sa vedere l'India con occhi occidentali, poi cambia pelle e si immerge nel ventre materno del paese dov'è nato e cresciuto. (...) Mumbai non è solo il teatro dove si recita il dramma di Giochi sacri, è una protagonista esuberante e incontenibile del romanzo. È la reincarnazione orientale della New York cantata da Liza Minnelli: la città che non dorme mai, la metropoli dove ogni sogno può diventare realtà, un luogo di lotte e sofferenze e infinite possibilità.'
Federico Rampini, 16.03.07
Cinema Hindi: *** ½
Punto di forza: le prime 500 splendide pagine (*****), la lingua, la capacità di evocare un'intera città e l'umanità che la popola.
Punto debole: le ultime 700 pagine e la bramosia di scalare le classifiche di vendita.
SCHEDA DEL ROMANZO
Personaggi:
* Ganesh Gaitonde - il gangster
* Sartaj Singh - l'ispettore di polizia
* Katekar - l'agente compagno di Sartaj
* Jojo - amica di Gaitonde e procacciatrice di compagnia femminile
* Mary - sorella di Jojo
* Guruji - il maestro spirituale di Gaitonde
Autore: Vikram Chandra (1961, Delhi. Vive tra Mumbai e la California). Altre opere: Terra rossa e pioggia scrosciante, Amore e nostalgia a Bombay, Geek Sublime.
Anno: 2006
Titolo originale: Sacred Games
CURIOSITÀ
* L'autore non dimentica l'Italia: nel romanzo sono citati la Ferrari, Milano, le scarpe e i marmi italiani, il cappuccino. E pare circolino parecchie Fiat per le strade di Mumbai...
* Il personaggio di Sartaj era già apparso in Amore e nostalgia a Bombay.
* Nayagan, il blockbuster in lingua tamil del 1987, è diretto da Mani Ratnam e interpretato da Kamal Haasan. Basato sulla vita reale del gangster Varada, il film è considerato Il Padrino di Kollywood: vincitore di tre National Award (miglior attore protagonista, miglior fotografia, miglior direzione artistica), selezionato dall'India per rappresentarla agli Oscar, e incluso nel 2005 da Time nella classifica dei migliori 100 film di tutti i tempi. Quanto a Satya e a Company, consulta il profilo del regista Ram Gopal Varma.
* Aggiornamento del 17 luglio 2021: Sacred Games (2018) è la prima serie originale prodotta da Netflix India. Diretta da Anurag Kashyap, Vikramaditya Motwane e Neeraj Ghaywan. Interpretata da Saif Ali Khan (Sartaj), Nawazuddin Siddiqui (Gaitonde), Radhika Apte, Pankaj Tripathi, Kalki Koechlin, Ranvir Shorey. Trailer prima e seconda stagione.
GOSSIP & VELENI
* L'autore è fratello di Anupama Chopra, moglie del regista Vidhu Vinod Chopra (è un caso che, nel romanzo, Parinda, diretto da Chopra, venga citato come il miglior film hindi sui gangster?), ed autrice della biografia di Shah Rukh Khan - King of Bollywood: Shah Rukh Khan and the seductive world of Indian cinema - e di testi dedicati a Sholay e a Dilwale Dulhania Le Jayenge. La madre, Kamna Chandra, è co-sceneggiatrice di 1942 - A Love Story, diretto da Vidhu Vinod Chopra. Lo stesso Vikram ha collaborato alla sceneggiatura di Mission Kashmir, sempre diretto da Chopra.
* Pare che la Mondadori abbia versato 750 mila euro per i diritti di questo romanzo, che è stato il più pagato del 2006: un milione e duecento mila dollari sborsati dall'editore americano.
* Pare che, per scrivere il romanzo, Chandra abbia frequentato e intervistato decine di veri gangster indiani.
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