Fratelli di sangue è un romanzo autobiografico a tratti un po' difficile da affrontare. Ben scritto, sapientemente circostanziato, con un umorismo pacato ma irresistibile, con una storia ad ampio respiro e con un tema importante: la convivenza in un ambiente multireligioso. M.J. Akbar, che è anche un affermato giornalista (nonché politico e saggista), appesantisce però il fluire della narrazione con troppe citazioni e troppi riferimenti storici. E con un numero eccessivo di personaggi minori non sempre facilmente distinguibili ed identificabili da parte del lettore. Malgrado le lacune, il libro rimane consigliabile: i capitoli iniziali e quelli finali, più intimisti e alleggeriti rispetto al corpo centrale, sono godibilissimi. L'amaro epilogo della vicenda è ricco di emotività, perfetto veicolo per il messaggio che lo scrittore desidera trasmettere.
Naturalmente per un'opera che è il risultato della combinazione di romanzo, biografia, autobiografia e saggio, cadono le considerazioni valide per la narrativa pura. Mentre i personaggi di Rahmatullah e di Akbar Ali vengono presentati con una connotazione storico-biografica, il personaggio di M.J. (che coincide con l'autore) è psicologicamente definito, sondato nella sua interiorità con maggiore perizia e con maggiore umorismo, ed è quindi vivo e completo. Il calore umano li permea però tutti, anche se con una valenza più affettiva che letteraria: l'umanità non traspare dalle figure del nonno e del padre bensì le avviluppa. Sono i sentimenti e le emozioni dello scrittore a scaldarle.
Altro aspetto insolito: le relazioni intessute fra i personaggi sembrano più rilevanti dei personaggi stessi. Il tema centrale di Fratelli di sangue è la pacifica convivenza fra comunità di religioni diverse, e questo spiega perché l'accento venga posto sui rapporti interpersonali e le loro dinamiche a discapito dell'approfondimento psicologico. Anzi: i personaggi scaturiscono, si delineano e acquistano consistenza proprio in quanto posti in relazione fra loro. I dialoghi paiono però soccombere sotto il peso del quasi ossessivo bagaglio di citazioni e riferimenti storici che costituiscono la nervatura saggistica sottesa al romanzo, a cui si agganciano gli aspetti biografico e autobiografico, e che assume una sfumatura didattica anche se un filo coercitiva.
Per gli amanti di cinema indiano, Fratelli di sangue nasconde più di una chicca:
* Mother India: 'Il film ottenne un successo di pubblico e critica senza precedenti. I nostri genitori ci accompagnarono al cinema con l'entusiasmo di missionari che portano dei bambini a una lezione di morale cristiana. (...) Era una saga epica, e fu un successo straordinario: la retorica del patriottismo contadino e della dignità femminile era indispensabile per una nazione ancora in cerca d'identità'. (Da non perdere l'esilarante dibattito sulla pellicola imbastito dal gruppo di ragazzini amici dell'allora giovanissimo autore).
* Dev Anand: 'Dev Anand era un uomo di strada, al di là di ogni credo religioso. Lui credeva solo in se stesso. Giocava d'azzardo con i ladri, ballava con le ragazze dei night-club, festeggiava le vittorie con solenni bevute e viveva alla giornata, senza cercare di salvare la patria. Dev Anand rappresentava la libertà, e diede alla nostra generazione una prima splendida lezione di amore adulterino perdendo la testa per l'ammaliante Waheeda Rehman nel classico Guide. Lo sguardo di Raj Kapoor e Dilip Kumar ricordava il passato, quello di Dev Anand evocava la spensierata noncuranza del futuro'.
* Mughal-E-Azam: 'Nelle tre ore di quel racconto trovai me stesso, il mio passato, la mia cultura, la mia lingua, le mie passioni, i miei amori, la mia ribellione, la mia poesia, la mia musica, i miei intrighi, la mia arte, la mia sofferenza, il mio sacrificio, la mia dedizione, mio padre, mia madre, il mio presente e forse persino il mio futuro. (...) Il regista era riuscito a distillare la storia in una goccia di rugiada, a dilapidare una fortuna nella ricerca di uno sguardo elegante. (...) Vita e arte si sovrapponevano in continuazione, come i fiumi della cultura hindu e musulmana'.
* Sharmila Tagore: 'Sopravvissi al 1967 grazie al bikini di Sharmila Tagore. (...) Vidi Sharmila Tagore in bikini mentre, in stato di grazia, stavo tornando dall'ufficio di Desmond; mi sembrò una ricompensa divina per il mio duro lavoro. Era sulla copertina di Filmfare, la più popolare rivista di cinema indiana. Quel bikini fu una rivoluzione. Era la prima volta che una stella appariva così scoperta, e quell'audacia aprì così tante falle nel senso del pudore della borghesia indiana che alla fine l'antico retaggio s'inabissò senza neanche un piccolo gorgoglio. Ormai anche le brave ragazze delle famiglie per bene potevano apparire sensuali'. (Aggiornamento del 10 maggio 2014: vedi anche Sharmila Tagore: Filmfare agosto 1966).
(Ringrazio Neri Pozza Editore. Non ho chiesto l'autorizzazione a pubblicare stralci del romanzo, e me ne scuso).
TRAMA
Fratelli di sangue narra la storia di una famiglia musulmana attraverso tre generazioni, dal colonialismo all'indipendenza, sino agli anni sessanta del secolo scorso. Prayag è un ragazzino hindu orfano che raggiunge Telinipara, una località vicino Calcutta, dall'originario Bihar. Viene adottato da una famiglia musulmana. Si converte all'Islam, si sposa, lavora duramente per costruirsi una posizione di rilievo, crea intorno a sé un ambiente multireligioso e pacifico. La storia continua seguendo le vicende del figlio, Akbar Ali, e del nipote, M.J., sino al compimento del diciassettesimo anno d'età di quest'ultimo.
RECENSIONI
Hindustan Times:
'Fratelli di sangue offre qualcosa a tutti, ed è una lettura raffinata e stimolante. Forse l'opera migliore di M.J. Akbar. È un resoconto della storia indiana raccontata non da uno storico. Ma considerarlo solo un'autobiografia significherebbe limitarlo. E catalogarlo come romanzo ne ridurrebbe la vastità. L'opera colpisce meravigliosamente perché parla di quell'armonia che, malgrado tutto, l'India non ha mai perduto. Fratelli di sangue è una saga intrisa di emozioni, e vi è una minuziosità nella ricerca che conferisce al romanzo una saggezza a largo spettro. È una storia narrata con passione e perizia'.
Suhel Seth, 18.04.06
Cinema Hindi: ***
Punto di forza: il calore di alcuni capitoli, l'intenzione meritoria e lo splendido, amarissimo finale.
Punto debole: i sovrabbondanti riferimenti storici.
SCHEDA DEL ROMANZO
Personaggi:
* Prayag/Rahmatullah, il nonno paterno del narratore
* Jamila, la nonna paterna del narratore
* Akbar Ali, il padre del narratore
* Imtiaz, la madre del narratore
* M.J., il narratore
* Wali Mohammad, il padre adottivo di Prayag
* Diljan Bibi, la madre adottiva di Prayag
* Simon Hogg, funzionario della Victoria Jute Mill e amico di Akbar Ali
Autore: M.J. Akbar (1951, Delhi)
Anno: 2006
Titolo originale: Blood brothers
CURIOSITÀ
* M.J. Akbar possiede un curriculum di tutto rispetto. La lista dei prestigiosi quotidiani e periodici da lui fondati e/o diretti provoca qualche capogiro. Akbar ha partecipato, fra gli altri, all'India Today Conclave 2011, presentando ospiti di grosso calibro internazionale. Il nonno di Akbar era davvero un hindu adottato da una famiglia musulmana e in seguito convertitosi all'Islam.
* Nel gennaio 2008 Akbar partecipò al convegno L'odore dell'India, organizzato a Torino in occasione del premio Grinzane Cavour. Fra gli altri scrittori presenti, segnalo Shashi Tharoor, Altaf Tyrewala, Anita Nair, Sudhir Kakkar, Nirpal Singh Dhaliwal, Tarun J. Tejpal e Vikas Swarup.
* Riferimenti al cinema indiano: fra gli altri, Mother India, Nargis, Sunil Dutt, Mehboob Khan, Raj Kapoor, Dilip Kumar, Dev Anand, Mughal-E-Azam, Madhubala, Sharmila Tagore, Satyajit Ray.
* Riferimenti all'Italia: menzionati Mussolini, Fellini, Le notti di Cabiria (pellicola che si aggiudicò l'Oscar per il miglior film straniero, soffiandolo a Mother India).
GOSSIP & VELENI
* Aggiornamento del 19 luglio 2021: nel 2018 M.J. Akbar è stato accusato di molestie sessuali.